Il migliore amico dell’uomo è stato addomesticato circa 15.000 anni fa, all’epoca del Neolitico, quando l’uomo era nomade, non aveva ancora scoperto l’agricoltura e viveva solo di caccia, pesca e raccogliendo frutta. [adsensebanner]Durante il passare del tempo, le prime variazioni morfologiche dei cani erano totalmente fortuite; quando l’uomo iniziò a intravederle e a distinguerle “razionalmente” nacque anche un primitivo desiderio di selezionare le specie che con il passare delle epoche diventò sempre più concreto.
La nascita del Pinscher Nano è piuttosto recente perché databile all’inizio del secolo scorso. Nel 1900 vi fu la sua prima registrazione “ufficiale”, anche se, il ritrovamento di alcuni reperti archeologici scoperti nei dintorni dei laghi di Bodman, Biel e Costanza testimonierebbe che la sua storia è molto più antica rispetto a quanto si possa immaginare. Questi fossili, infatti, sono resti di scatole craniche molto simili per dimensione e morfologia a quelle dei Pinscher dei nostri giorni e sono da ricondurre all’epoca delle Palafitte. D’altro canto però, a parte questi resti, non vi è giunta altra testimonianza, infatti, non c’è traccia “scritta” che sia pervenuta fino a noi di questi Pinscher- Schnauzer in quanto cani che appartenevano ai contadini e, pertanto, ritenuti non abbastanza significativi da passare alla storia tramite documenti e testimonianze scritte. Da questi “progenitori” si arrivò al XIX secolo con una buona omogeneità di tipo e da loro discendono le specie selezionate dall’uomo come il Dobermann, lo Schnauzer e il Pinscher. Da quest’ultimo, Pinscher di taglia media, deriva appunto il Pinscher Nano. In Germania, a fine Ottocento, ci fu la fioritura dei primi circoli cinologici e l’istituzione nel 1880 del “Libro delle Origini del cane tedesco”. Il dottor H. Reichenbach, nel suo volume dal titolo “Il cane nelle sue razze principali”, elencò tutte le tipologie di cani conosciuti fino a quel periodo. In particolare, li aveva catalogati in “quattro razze principali”: i cani da guardia, i levrieri e i bracchi, gli spitz, i cani setosi e i barboni. I Pinscher, a seconda del tipo di pelo, erano presenti in due categorie: quelli a pelo liscio erano collocati tra i cani da caccia, quelli a pelo ruvido tra i barboni.

Il Pinscher in Italia

Questa razza in Italia è sempre stata attentamente selezionata ed è tuttora ampiamente diffusa. Ottimi allevatori, ce ne sono tantissimi, di grande serietà anche ai nostri giorni che amano il proprio mestiere e che, con passione e dedizione, continuano a effettuare un’attenta selezione della razza, ottenendo premi nelle maggiori esposizioni italiane e internazionali per i propri magnifici esemplari. Dall’altra parte però, bisogna anche sottolineare come non sempre la selezione sia effettuata correttamente: capita, infatti, di imbattersi in Pinscher che hanno ben poche caratteristiche della razza, non hanno pedigree e spesso sono anche poco sani come esemplari! E’ necessario, quindi, informarsi e scegliere allevatori professionali che possano garantire che il Pinscher prescelto sia veramente tale.

La storia del Pinscher Nano ultima modifica: 2016-05-03T21:37:23+02:00 da Redazione